
Scrivere oggi è come cercare ossigeno in una stanza piena di fumo.
Il “brain rot” è ovunque. Una corsa collettiva verso il nulla, travestita da intrattenimento. Meme su meme, audio riciclati, contenuti da dieci secondi progettati per evitare ogni pensiero. E intanto, la gente ride, ma le risate sembrano automatiche, svuotate. Un contagio di stupidità raffinata, venduta come ironia. Noi, che ancora scriviamo, sembriamo fossili viventi, troppo lenti, troppo profondi, e forse troppo reali. Ma continuo perché anche se nessuno ascolta più, anche se il senso si perde tra un “cringe” e uno scroll distratto, io so che ogni parola scavata nel profondo vale più di mille commenti fatti solo per dire “first”.
Scrivere è ancora un atto di rivolta. È piantare una bandiera nel cervello quando tutto intorno implode in uno show da TikTok.
C’è chi crea per apparire, e chi per restare sveglio. Io scrivo per restare umana, per non sparire dietro una gif e perché sento. E chi sente non può ignorare, e se un giorno, tra la noia digitale, qualcuno inciampa in queste righe e si ferma… allora non avrò scritto invano.
– Iulia / EnigMindGirl
📍tra la nebbia, con la penna ancora in mano
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