
C’è una cosa che nessuno ti dice quando inizi a scrivere: che prima o poi ti chiederanno chi è il tuo pubblico. Come se ogni parola dovesse già avere un destinatario assegnato, come se esistesse un algoritmo per le emozioni, per i silenzi, per le storie che scegli di raccontare.
Non lo sapevo chi fosse il mio pubblico.
Per tutto il tempo ho scritto nel vuoto, convinta che bastasse il mare e le sue onde a farmi compagnia.
Poi ho deciso che ogni personaggio che avrei messo sul ponte del Nebula Noctis era qualcuno che ho conosciuto davvero.
Un amico.
Una voce.
Un incontro.
Non li ho inventati per vendere copie o per piacere a tutti. Li ho creati – o forse li ho riconosciuti – per regalare loro un posto dove rifugiarsi quando la realtà diventa troppo stretta, troppo violenta, troppo rumorosa. Un rifugio che esiste solo se qualcuno ha il coraggio di entrarci.
Il pubblico della Ballata del Nebula Noctis è questo:
quelli che si fermano, quelli che leggono piano, quelli che non si vergognano di sentire. Quelli che sanno che i libri non risolvono niente, ma a volte salvano da tutto. Quelli che portano con sé domande più grandi delle risposte. Quelli che sanno che il vero viaggio comincia quando smetti di sapere dove stai andando.
Non scrivo per chi cerca risposte facili, né per chi vuole scappare senza guardarsi dentro. Scrivo per chi ha il coraggio di restare nel dubbio, di perdersi, di navigare anche quando la rotta non è segnata.
Se sei uno di questi, sappi che a bordo c’è posto anche per te.
– Iulia / EnigMindGirl
📍sulla tolda, con il vento che sa di tempesta
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