
Ho appena chiuso The Paris Bookseller di Kerri Maher. L’ho letto in pochi giorni, ma mi è rimasto addosso come se ci avessi vissuto dentro per settimane. Una volta iniziato sul serio, non sono più riuscita a smettere. Mi ha risucchiata dentro: Parigi, Sylvia Beach, Shakespeare and Company, Joyce, Adrienne Monnier… ogni pagina era un piccolo mondo a sé, e io ci camminavo dentro come se ci fossi sempre stata. E ora c’è solo silenzio. Quel silenzio strano che arriva quando un libro ti ha fatto compagnia così a lungo da sembrarti casa.
È una sensazione che conosco, ma ogni volta mi sorprende: il vuoto narrativo. Quel momento in cui chiudi l’ultima pagina e ti chiedi: e adesso? Non è la fine della storia a colpirmi. È l’abbandono, quel piccolo lutto che ti prende quando i personaggi che hai seguito, amato, discusso interiormente… smettono di parlarti. Resta una stanza piena di eco.
Le frasi che ti hanno scosso rimbombano per un po’, ma poi si affievoliscono, e tu ti ritrovi lì, ferma, col libro in mano e nessuna pagina nuova da girare.
E pensare che l’avevo iniziato mesi fa. Non riuscivo a ingranare. Non era il momento giusto. Mi succede spesso: un libro arriva, ma io non ci sono. Poi, quando le cose dentro si spostano, si riallineano, quel libro diventa il varco perfetto. Questa volta è successo con Sylvia. Mi ha catturata. La sua determinazione, la sua passione ostinata, la sua scelta di vivere circondata dai libri non solo per amore della lettura, ma per resistenza, per visione, per senso di giustizia. È stata un’esperienza intensa. E non me l’aspettavo. Credevo di leggere una bella storia editoriale, invece mi sono trovata dentro una vita, una battaglia culturale, un legame emotivo con persone che non ho mai incontrato e luoghi che adesso sento familiari.
E adesso?
C’è una malinconia difficile da definire. Non è dolore, e non è tristezza, ma una specie di nostalgia anticipata, come se avessi lasciato qualcuno alla stazione senza sapere se lo rivedrò mai più.
È come se una parte di me fosse rimasta lì, tra gli scaffali di Shakespeare and Company, a sistemare pile di libri in silenzio.
È questo che fa un buon libro, no? Ti cambia la geografia interna. E quando finisce, devi reimparare a orientarti.
Adesso dimmi, qual è l’ultimo libro che ti ha lasciato così, disarmato e un po’ orfano?
– Iulia / EnigMindGirl
📍con la mappa da ristampare, in cerca del prossimo varco
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